Nuovo grande ritrovamento
letterario messo a segno dalle Edizioni Sorbole. Dopo
Lucio Sulpicio Precario, ecco a voi un altro illustre poeta
latino nativo di PoNpei e omonimo del famoso sovversivo al quale abbiamo già
dedicato fin troppo spazio in un precedente post. Anullo Servo nacque nel 40 d.C. quarto dei
nove figli di una peripatetica tale PoNmponia Cloaca Maxima e
di un legionario, soprannominato per la sua passione per i molluschi
Mitile Ignotus. Dopo aver conseguito la laurea con il massimo
dei vuoti in "Lettere a un baNbyno mai nato", occupò la cattedra di "Letteratura
classica e astrofisica" presso l'Università di Napoli, città che già allora
vantava una fortissima squadra di football e di cui divenne un tifoso accanito.
Riuscì a scaNpare alla distruzione di PoNpei, proprio grazie al fatto di essere
a Napoli durante l'eruzione del Vesuvio, a differenza purtroppo del suo coetaneo
poeta Lucio Sulpicio Precario, di cui era anche amico "intimo".
Purtroppo Anullo morì quello stesso anno, il XIII ottobre, mentre si trovava
allo stadio San Paolus, durante il derby di Coppa Impero, Napoli-Avellino. Al
venticinquesimo del secondo teNpo, il punteggio era di V a IV per il Napoli.
Durante un'azione d'attacco dell'Avellino, l'attaccante ospite Cassio
Meretricius, entrò decisamente nell'area di rigore del Napoli, e venne
atterrato dal difensore del Napoli Infantem Pedophilus, che lo
mise a terra con una presa negli ammennicoli. L'arbitro Bacillo
Putipherius decretò l'ineccepibile rigore suscitando le ire dei tifosi
locali, tra i quali Anullo Servo, che cominciò a urlare
"AVELLINO MERDAAA!". Tempo cinque minuti e stramazzò per terra fulminato da un
armadio di Tarzan... ops! pardon, da un'appendi-cite fulminante. La partita fu
immediatamente fermata e in suo ricordo omologata con il punteggio di V a IV,
cosa che provocò l'immediato ricorso dell'Avellino al TAR del Lazio (ancora
aspettano la risposta). Nonostante sia morto poco tempo dopo l'eruzione, ha
fatto in tempo a scrivere un bellissimo poema sulla distruzione della sua città,
che è arrivato fino a noi e che noi Edizioni Sorbole ci pregiamo di divulgare in
anteprima mondiale. Da questo poema abbiamo estratto questo interessantissimo
frammento dal titolo "Alle V della sera". Buona lettura!
Alle
V della sera il Vesuvio si svegliò,
alle V della sera il Vesuvio borbottò,
alle V della sera il Vesuvio vomitò,
alle V della sera il Vesuvio s'incazzò!
Erano le V della sera ed il sole si oscurò,
erano le V della sera e la lava dilavò!
Hora orribilis fu quelle V della sera!
Ogni clessidra esistente al mondo
le V della sera, ahimé, segnò,
in quelle tragiche V della sera...
Tranne la mia clessidra da polso
che segnava le V e un quartus,
perché la sabbia, ahimé, perdeva!
alle V della sera il Vesuvio borbottò,
alle V della sera il Vesuvio vomitò,
alle V della sera il Vesuvio s'incazzò!
Erano le V della sera ed il sole si oscurò,
erano le V della sera e la lava dilavò!
Hora orribilis fu quelle V della sera!
Ogni clessidra esistente al mondo
le V della sera, ahimé, segnò,
in quelle tragiche V della sera...
Tranne la mia clessidra da polso
che segnava le V e un quartus,
perché la sabbia, ahimé, perdeva!
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